Un interessante libro che mi è capitato di recuperare e leggere recentemente è Tra un ciak e l’altro – Storielle di Bitto Albertini” Ed. Boemi, 1998. Come preannuncia il titolo, il libro non è diviso per veri e propri capitoli ma per ampi paragrafi o storielle come le chiama l’autore, dove vengono raccolti i ricordi di un’intera carriera cinematografica. Succede spesso che la narrazione sia incerta, ma ciò non affievolisce per niente tutto il fascino emanato da questi racconti conferendo alla lettura un sapore esotico. Pagina dopo pagina, ci viene mostrato come furono girati i suoi film, nella maggior parte dei casi nei posti più impervi e disparati del mondo con mezzi e situazioni improponibili ai giorni nostri.
Per chi non lo sapesse, Bitto Albertini ha avuto il merito, di aver dato il via ad uno dei filoni più longevi del cinema italiano, quello di Emanuelle Nera interpretato da Laura Gemser. Il filone prende il nome dall’omonimo film girato dal regista nel 1975 per cavalcare l'onda del successo mondiale che ebbe il francese "Emmanuelle" (1974) interpretato dall'attrice olandese Sylvia Kristel. “Emanuelle nera” diede inizio così ad una lunga fila di pellicole girate per lo più da Aristide Massaccesi. In totale si contano tra titoli ufficiali e non circa 13 film.
Di seguito, estrapolando una di queste storielle dal libro, riporto integralmente il racconto del regista dove si prende la paternità della scoperta di Laura Gemser, senza tener presente che la stessa aveva già partecipato a due pellicole girate l’anno precedente. La prima, quella dell’esordio cinematografico, dal titolo Amore Libero – Free Love (1974) di Ludovico Pavoni e la seconda dove interpreta una piccola parte proprio nel seguito della vera Emmanuelle (quella con due emme per intenderci) dal titolo Emmanuelle l’antivergine. Una semplice dimenticanza di Albertini nel ricordare gli eventi, oppure una voluta omissione? In ogni caso ecco come il regista racconta i fatti, con tutte le incongruenze del caso:
Per chi non lo sapesse, Bitto Albertini ha avuto il merito, di aver dato il via ad uno dei filoni più longevi del cinema italiano, quello di Emanuelle Nera interpretato da Laura Gemser. Il filone prende il nome dall’omonimo film girato dal regista nel 1975 per cavalcare l'onda del successo mondiale che ebbe il francese "Emmanuelle" (1974) interpretato dall'attrice olandese Sylvia Kristel. “Emanuelle nera” diede inizio così ad una lunga fila di pellicole girate per lo più da Aristide Massaccesi. In totale si contano tra titoli ufficiali e non circa 13 film.
Di seguito, estrapolando una di queste storielle dal libro, riporto integralmente il racconto del regista dove si prende la paternità della scoperta di Laura Gemser, senza tener presente che la stessa aveva già partecipato a due pellicole girate l’anno precedente. La prima, quella dell’esordio cinematografico, dal titolo Amore Libero – Free Love (1974) di Ludovico Pavoni e la seconda dove interpreta una piccola parte proprio nel seguito della vera Emmanuelle (quella con due emme per intenderci) dal titolo Emmanuelle l’antivergine. Una semplice dimenticanza di Albertini nel ricordare gli eventi, oppure una voluta omissione? In ogni caso ecco come il regista racconta i fatti, con tutte le incongruenze del caso:
“
Come nacque Emanuelle Nera
Just Jaeckin
nel 1974 girò la prima, la VERA Emmanuelle con l’attrice olandese Sylvia
Krystel. Il successo del film fu enorme. Io lo vidi e ne rimasi entusiasta.
Stavo girando un film in Kenya, paese che adoro. Per caso vidi in un’agenzia di
viaggi le foto di una fotomodella di colore.
Colpito
dalla bellezza di quell’anonima ragazza, riuscii a rintracciare il suo agente
pubblicitaro che risiedeva a Gand, in Belgio. Presi un aereo per Bruxelles, poi
con un taxi raggiunsi Gand. Riuscii, dopo non poca fatica a trovare quel
simpaticissimo agente di cui, giuro, non ricordo il nome. Gli dissi che ero un
regista cinematografico e avrei voluto conoscere quella ragazza per farle fare
la protagonista di un film.
Quel
signore si mise a ridere, mi disse che quella ragazza, di nome Laura Gemser,
era solo una fotomodella, che non sapeva assolutamente recitare e a malapena
riusciva a posare davanti al fotografo. Insistei per conoscerla di persona.
Quando finalmente me la vidi davanti, scoprii che avevo trovato un tesoro. Mi
feci dare delle foto e l’opzione a un mio amico produttore, dicendogli che la
ragazza era un’ottima attrice.
Di
corsa buttai giù il soggetto del film che intitolai “Emanuelle nera”, Emanuelle
con un emme sola. Il produttore rimase entusiasta. In pochi giorni con il mio
amico Ambrogio Molteni scrissi la sceneggiatura.
Nel
frattempo il produttore aveva contattato Angelo Infanti, Karin Schubert e
Gabriele Tinti. Proposi come sempre il mio amico Nico Fidenco per la colonna
sonora. Iniziammo le riprese in Kenya con le scene più semplici. I primi giorni
Laura Gemser era come un blocco di marmo nelle mani di uno scultore. Altro che
scalpello, ci voleva il piccone. Ma poi, pian piano, con molta pazienza riuscii
a farla recitare. Il film ebbe un enorme successo in tutto il mondo. Tale
successo fu dovuto anche alla splendida fotografia di Carlo Carlini, alla musica di Nico Fidenco
( il disco BLACK EMANUELLE fu per lungo tempo alle Hit Parade) ai bellissimi
costumi di Adriana Spadaro.
Purtroppo,
dopo il successo del mio “Emanuelle Nera” la pirateria ha sfornato un’infinità
di imitazioni erotico-esotiche di pessimo gusto, volgari e oscene.
“
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