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mercoledì 10 novembre 2010

FIGHT CLUB - Il Film - Impressioni




Questo è stato uno di quei rari casi in cui il film mi ha colpito più del libro. Il regista David Fincher non poteva fare di meglio. Il suo riuscire a cogliere ogni aspetto del romanzo opera prima di Chuck Palahniuk sorprende inaspettatamente. Mi ricordo che quando il film usci nelle sale non andai a vederlo. Feci come quei tanti che lo snobbarono condizionati dalla presentazione del trailer in televisione. Ciò che in esso veniva rappresentato era quanto di più lontano da quelli che erano i miei gusti, se non ricordo male (e qui la memoria non mi aiuta molto) il messaggio che veniva lanciato era che il film si incentrasse su combattimenti clandestini tra lottatori. Per quanto fossi amante delle arti marziali, questo particolare non attirò lo stesso la mia curiosità.

Anni dopo in una di quelle sere che mi ritrovavo in casa a guardare ..la TV.. (cosa per me molto rara), nel fare zapping vengo colpito dalla sigla iniziale di un film che sta iniziando su ItaliaUno, scorrono i titoli su delle immagini che corrono veloci, insieme con la musica l’effetto che ne fuoriesce si può definire “adrenalinico”. Alzo il dito dal telecomando, interrompo lo zapping ed inizio a guardare. Immediatamente cerco il giornale per vedere cosa cavolo sta trasmettendo la rete Fininvest, leggo “Fight Club”.
Il film colpisce per l’aperta denuncia verso la società consumistica figlia del benessere dell’America di oggi, e di tutto il mondo occidentale in generale. Il protagonista del film è un anonimo impiegato (Edward Norton), occupato presso una grossa casa automobilistica, imprigionato nella sua vita stereotipata, dove i tempi sono dettati dalla routine lavorativa, dalle mode imposte dalle multinazionali, dall’ordine istituito atto a far funzionare la società; il quale per uscire dal mondo asettico in cui è imprigionato si ritrova a frequentare gruppi terapeutici dove si confronta con persone dai mali incurabili. Lo fa soprattutto per ritrovare quel calore umano, quell’umanità che la società che lo imprigiona gli ha tolto. Tutto nasce dalla ricerca di vivere emozioni vere, quelle emozioni che una grande fabbrica appartenente ad una multinazionale, non potrà mai produrre. Questo è solo l’inizio di un cammino che lo porterà inevitabilmente ad incontrare Tyler Durden (Brad Pitt), colui che lo aiuterà a distaccarsi dalla vita che conduce e che non ama. Tyler su di lui esercita un grande fascino, vorrebbe essergli simile, ma purtroppo egli è il frutto dei condizionamenti che la società gli ha imposto, ed il limite è proprio questo, consciamente non potrà mai essere come Tyler, l’unica arma che ha è dissociarsi da se stesso. La ricerca di emozioni sempre più forti, nel tentativo di riacquistare il vero “io”, porta i due a creare il “Fight Club”, un circolo segreto dove gli appartenenti si affrontano tra di loro in incontri violentissimi. I “Fight Club” si moltiplicheranno per tutti gli Stati Uniti fino alla creazione del più ambizioso “Progetto Mayhem”: l’evoluzione degli eventi condurrà fino ad un finale con sorprendenti colpi di scena.
Il film è un manifesto di protesta contro ciò che è diventata la società moderna. Il sistema così come è strutturato non va più bene, se ne auspica la sua distruzione per permettere all’uomo di riacquistare i suoi istinti primordiali, che gli consentiranno di emanciparsi dai condizionamenti di questa società fondata sul consumismo.

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